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Miniaci Art Gallery
Miniaci Art Gallery
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Sito esempio Nero
Galleria Spazio Campi
Artemisia Gentileschi in mostra a Milano, Palazzo Reale
Artemisia Gentileschi
Storia di una passione.
Milano, Palazzo Reale dal 22 settembre 2011 al 22 gennaio 2012
Riconosciuta per il suo reale valore solamente tre secoli dopo, Artemisia Gentileschi è ora considerata come una delle artiste più influenti del Seicento europeo. Milano rende omaggio a questa importante donna ospitando a Palazzo Reale una vasta selezione di opere.
Una mostra da non perdere assolutamente per chi ama questa pittura densa di significato e di emozioni.
Sito ufficiale:
Opera nella foto:
Giuditta che decapita Oloferne.
Olio su tela di cm 199 x 162,5 realizzato nel 1620 circa. Conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze.
Artemisia Gentileschi raccontata da Emanuela Volpe
Artemisia nell’arte contemporanea
La figura di Artemisia, in nome di tutto ciò che riesce ancora a suggerire, è stata scelta da cinque donne pittrici come nome tutelare di un cammino professionale, ma anche umano, legato all’arte: unite da un’analoga formazione culturale e da analoghi profili di ricerca, dal 1992 hanno costituito un sodalizio umano e lavorativo che fa da substrato comune alle loro personalità artistiche, senza annullare ogni singola specificità.
In cammino su percorsi professionali ed esistenziali differenti, hanno scelto di lavorare insieme, e non solo di collaborare, pensando che la dialettica costante su tematiche comuni potesse essere foriera di stimoli di ricerca e potenzialità di crescita.
Francesca Bruni, Pea Trolli, Renata Ferrari, Emanuela Volpe e Rita Carelli Feri, non sono state compagne di studi né tanto meno di giochi: l’ambiente scolastico e quello umano che le ha cresciute non ha fatto da terreno comune.
Il loro incontro avviene nell’atelier di un pittore milanese, Luigi Lomanto, che ognuna di loro ha scelto come palestra di perfezionamento dopo un denso percorso di studi iniziato al liceo artistico e concluso all’accademia o all’università.
Sarà il lavoro maieutico del maestro, la disponibilità del suo spazio, la forza del suo insegnamento collegiale a dare corso a una prospettiva di lavoro collettivo.
Tutto ciò è rimasto come cifra identificativa dei percorsi di ricerca del gruppo, che nascono da una chiara riconoscibile matrice comune per declinarsi, però, in cinque differenti percorsi creativi.
“Al centro della ricerca c’è la figura e il suo universo”, “con una pittura timbrica fatta di linee marcate e vigorose e di colori spesso antinaturalistici che riesce a rappresentare un’umanità sofisticata e rarefatta”(Emanuela Bonadeo)
Sito ufficiale Artemisia 5:
Mostra Cézanne Milano
Milano, dal 20 ottobre 2011 al 26 febbraio 2012
Un omaggio al grande maestro originario di Aix-en-Provence e alla sua straordinaria maniera pittorica che tanta influenza ebbe sugli artisti dei movimenti successivi come il Cubismo e il Surrealismo.
Le prime opere, i magnifici ritratti, i paesaggi, le celebri nature morte, sino agli ultimi straordinari dipinti degli inizi del Novecento: circa quaranta opere, provenienti da grandi musei internazionali tra i quali il Musée d’Orsay, il Petit Palais, la Tate, l’Hermitage e la National Gallery di Washington.
Entrare nell’atelier di Paul Cézanne significa penetrare nel profondo del suo processo creativo.
Dentro lo studio ha origine la sua storia, si incrociano la vita biologica e la vita del sogno; la sua opera attinge all’unità attraverso la conoscenza. Le sue sensazioni, la percezione, la riflessione vengono sublimate; la sua poetica viene elaborata e si realizza compiutamente.
Per chi, come il grande Maestro di Aix, ha consacrato l’intera esistenza alla ricerca pittorica, lo spazio dove concentrarsi e lavorare rappresenta una dimensione fondamentale, un vero e proprio “luogo della mente e della memoria”, che è sì lo spazio delimitato dentro il quale l’artista consolida il suo lavoro e costruisce le sue composizioni ma al tempo stesso si identifica con una dimensione mentale in cui il motif ovvero il mondo naturale, la sua Provenza, emblematicamente rappresentata dalla montagna Sainte Victoire, viene recepito nella sua essenza e trasformato in immagine.
In questo grande, ideale e straordinariamente unico “atelier du Midi” Cézanne elabora e sviluppa le direttrici fondamentali dell’arte moderna sia rispetto ad una linea di continuità con la grande tradizione sia in relazione al rinnovamento delle avanguardie, per le quali la sua silenziosa e caparbia ricerca risulterà un riferimento imprescindibile.
Basta guardare gli autoritratti per capire al volo il carattere di Cézanne: duro, testardo, determinato. Nel fisico e nel carattere, assomiglia al profilo della montagna di Sainte-Victoire, il suo panorama preferito: ostinatamente uguale a se stessa, immobile davanti al cambiare dei tempi e delle stagioni, eppure capace di cogliere le sottili variazioni della luce, di cogliere ragioni e geometrie, di misurare con calma ogni spazio.
Nella sua inscalfibile coerenza, Cézanne ha litigato con tutti: amici, letterati, pittori. Si è affacciato su Parigi, ma non l’ha amata, preferendo uno stretto e sobrio circuito di luoghi familiari; ai sigari ostentati dagli impressionisti preferisce la pazienza della pipa, ai balli popolari una partita a carte nel bar del paese, ai locali di Montmartre e ai parchi lungo la Senna una semplice casa di campagna immersa nella natura.
In questa sua rocciosa solitudine fuori moda, Cézanne è certamente il più grande e consapevole pittore della sua generazione.
Ha capito tutto: la luce e il colore, la forma e il disegno, la prospettiva e la libertà. Ha colto al volo il limite dell’Impressionismo, la parabola discendente di un movimento che si stava specchiando in se stesso, rischiando di non trovare sbocchi e sviluppi; ha restituito un senso profondo alla “storia dell’arte”, recuperando temi, maestri e composizioni che troppo frettolosamente venivano ritenuti sorpassati; ha anticipato in modo clamoroso i movimenti d’avanguardia del primo Novecento con dichiarazioni secche e folgoranti, ma soprattutto con quadri di una modernità sconcertante.
In una vita inquadrata entro l’agiata borghesia di provincia, Cézanne costruisce praticamente da solo l’arte del XX secolo. La sua è un’intelligenza superiore, nel senso della capacità di comprendere le regole dell’arte, di smontarle una per una e di rimontarle in modo nuovo, straordinariamente efficace.
Lontano dai riflettori della Ville Lumière, e solo marginalmente lambito dall’attenzione dei critici, Cézanne mantiene il profilo di un “artigiano” della pittura. Solo dopo la sua morte, quando gli viene tributata una mostra retrospettiva, giovani pittori come Picasso e Matisse capiscono il debito nei confronti di un grande maestro, anzi, nei confronti di un “classico” che dà un senso nuovo all’intero corso dell’arte moderna.
Nel segno di Bot
NEL SEGNO DI BOT OPERE, IMMAGINI E DOCUMENTI
La mostra rimarrà aperta dal 18 dicembre 2011 al 19 febbraio 2012
Orario: da martedì a domenica 10,30 – 12,30 / 16,00 – 19,00
Gli intervenuti avranno a disposizione il Catalogo Guida della mostra e potranno consultare il libro BOT di Carlo Gazzola.
Spazio Campi
Museo per la Fotografia e la Comunicazione Visiva di Piacenza Via Garibaldi, 63 – 29121 Piacenza – Tel. 335 6103297 www.spaziocampi.it / info@spaziocampi.it
Mostra Pixar Milano
Il Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano presenta la mostra PIXAR – 25 anni di animazione, curata in Italia da Maria Grazia Mattei, promossa dal Comune di Milano – Cultura, Expo, Moda, Design e prodotta dal PAC Padiglione d’Arte Contemporanea, 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e da Mattei Digital Communication/ Meet The Media Guru.
Dopo il MOMA a New York e un tour internazionale, dall’Australia all’Estremo Oriente, la mostra arriva finalmente in Europa e in anteprima a Milano.
Un percorso costruito con oltre 500 opere, un viaggio attraverso la creatività e la cultura digitale come linguaggio innovativo applicato all’animazione e al cinema: dal primo lungometraggio dedicato a Luxo Jr.(1986) ai grandi capolavori come Monster & Co (2001), Toy Story (1, 2 e 3), Ratatouille (2007), WALL·E (2008), Up (2009) sino a Cars 2 (2011) e con un’anticipazione di Brave, in uscita nel 2012.
«Molti non sanno che la maggior parte degli artisti che lavorano in Pixar utilizzano i mezzi propri dell’Arte – il disegno, i colori a tempera, i pastelli e le tecniche di scultura – come quelli dei digital media. La maggior parte delle loro opere» – scrive John Lasseter, chief creative officer di Walt Disney and Pixar Animation Studio e fondatore di Pixar (insieme a Steve Jobs) che sarà a Milano il 21 novembre per un evento pubblico – «prendono vita durante lo sviluppo di un progetto, mentre stiamo costruendo una storia o semplicemente mentre guardiamo un film. La ricchezza del patrimonio artistico che viene plasmato per ogni film raramente esce dai nostri studi, ma il prodotto finale – il lungometraggio – che raggiunge ogni parte del mondo, non sarebbe possibile senza questa fase artistica e creativa».
Maria Grazia Mattei, curatrice della mostra in Italia ed esperta di cultura digitale, racconta con soddisfazione: «Conosco John Lasseter da vent’anni e condivido da allora la sua visione del mondo e della creatività digitale. Sono felice che arrivi in Italia, di persona, ad inaugurare la mostra della “sua” Pixar. E Milano è la realtà più pronta ad accogliere innovazione».
La mostra presenta finalmente al grande pubblico la fase creativa e nascosta dei maestri dell’animazione mondiale in quattro sezioni – Personaggi, Storie, Mondi e Digital Convergence – e due speciali installazioni l’Artscape e lo Zoetrope, che utilizzano la tecnologia digitale per far rivivere le opere esposte nel percorso espositivo, progettato da Fabio Fornasari, e ricreare l’emozione dell’animazione.
L’attività espositiva annuale del PAC è realizzata grazie al sostegno di TOD’S.
Il catalogo è pubblicato da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE.
LE OPERE IN MOSTRA
In genere quando la gente pensa alla Pixar, pensa ai nostri film e alle avvincenti storie che raccontiamo. Pensa alla tecnologia all’avanguardia e all’incredibile grafica computerizzata. D’altro canto, non è necessariamente consapevole del ruolo essenziale che l’arte e il design tradizionale rivestono nel nostro processo.
Come animatore con formazione classica, John Lasseter ha sempre apprezzato l’arte tradizionale che sostiene la narrativa visiva dei film. Quando, nel 2004, il Museum of Modern Art di New York ci ha invitato a esporre l’arte della Pixar, abbiamo accettato con entusiasmo. John parla spesso dei tre aspetti essenziali di un film Pixar: la storia, il personaggio e il mondo. Alla Pixar dedichiamo un’enorme quantità di tempo alla storia. È un processo iterativo che può continuare durante i quattro o cinque anni che occorrono per produrre uno dei nostri film. Nella storia, i personaggi devono essere interessanti e affascinare il pubblico. In aggiunta, questi personaggi devono esistere in un mondo che sia del tutto unico. Ne risulta che il valore d’arte che si può ammirare nella mostra nasce soprattutto dal lavoro di design di questi elementi dei nostri film.
L’esposizione degli oggetti Pixar in un allestimento da museo ha provocato l’interrogativo se si tratti davvero di opere d’arte. Qual è il rapporto di questi oggetti con il mondo dell’arte? È facile confondere il concetto stesso di arte e questioni che invece riguardano la distribuzione e il pubblico, perdendo così di vista l’oggetto stesso e le sue intrinseche qualità artistiche. È una buona opportunità per uno studio come la Pixar, che è una società di successo di fama internazionale, partecipare a un dibattito con il mondo dei musei su che cosa è “arte” e su che cosa sia appropriato mostrare in un museo
Gli artisti Pixar parlano con grande modestia di ciò che fanno. Infatti, quasi nessuno di loro può pensare al proprio lavoro anche solo incorniciato: figuriamoci poi esibito in un museo. Questo è dovuto in parte al fatto che disegnano e creano concept art in collaborazione con il regista e il production designer. Tuttavia, vedere questi oggetti al di fuori del processo della realizzazione del film, ammirandoli individualmente, può cambiare le nostre idee. Da quando l’arte esiste si discute su “che cosa è arte”. Se definiamo l’arte come processo o prodotto dell’organizzazione e dell’assemblaggio di oggetti per creare qualcosa che stimoli un’emozione o una risposta, allora è chiaro che tutti gli oggetti nella mostra Pixar sono proprio questo e, quindi, rispondono alla definizione di “arte”. I nostri film sono fatti da artisti e i nostri artisti, come qualsiasi altro artista, scelgono strumenti che consentono loro di esprimere le loro idee e le loro emozioni più efficacemente. Un’ampia varietà di media e tecniche è rappresentata nella mostra: disegni a matita e pennarello, dipinti in acrilico, guazzo e acquarelli; dipinti digitali; calchi; modelli fatti a mano; e pezzi in media digitali. Alcuni dei nostri artisti, di formazione tradizionale, hanno aggiunto dipinti digitali alla loro raccolta per esprimere qualcosa che non avrebbero potuto esprimere con qualsiasi altro mezzo.
Per la mostra dei 20 anni di animazione al MoMa sono state inoltre create due speciali installazioni, che continuano ad accompagnare la mostra itinerante dei 25 anni. Artscape è un’installazione multimediale ad alta risoluzione, su widescreen, creata usando concept art e development art. Utilizzando la tecnologia digitale, l’arte bidimensionale viene esplorata in un movimento tridimensionale simulato.
L’osservatore può entrare negli squisiti dettagli dell’opera d’arte, ammirandoli. Il mutare delle immagini crea una suggestione cui è difficile sottrarsi. L’installazione è una metafora dell’esperienza che i nostri registi vivono quando osservano un’opera di concept art e immaginano che cosa essa potrebbe diventare nel film. Gli spettacolari effetti visivi sono accompagnati da un incredibile panorama sonoro, che integra l’acustica del nostro lavoro.Zoetrope Toy Story Pixar è la versione tridimensionale di una precedente invenzione che ha dimostrato e illustrato visivamente come un’immagine ripetuta crei l’illusione del movimento. Il Museo Ghibli di Mitaka aveva creato ed esposto un magnifico Zoetrope Totoro tridimensionale, che ha ispirato il nostro team a fare qualcosa di simile. Questo straordinario oggetto esemplifica quella collaborazione artistica e tecnica che è parte integrante del nostro lavoro alla Pixar. È stato sviluppato da scienziati e da animatori e artisti della Pixar, in stretta collaborazione. Guardandolo girare, si capisce quasi per magia come funziona l’animazione. Alla Pixar il concetto di collaborazione è essenziale e viene concretamente messo in pratica. Sebbene ciascun pezzo d’arte sia spesso attribuito a un unico artista, il processo della sua creazione è collaborativo. Un’idea può essere sviluppata in una riunione, con diverse persone che contribuiscono alla discussione, oppure un artista può realizzare un rapido schizzo che ispira poi un secondo artista, mentre un terzo può fornire un suggerimento che può essere incorporato in quell’idea.
È con questo tipo di interazione che funziona tutto il nostro processo, e non solo nella creazione artistica. La creazione di un film alla Pixar è una continua conversazione. I computer non fanno i film. A fare i film sono le persone: gli artisti, i tecnici del montaggio, gli animatori, i direttori tecnici. Tutte queste persone danno vita a tutto ciò che viene fatto alla Pixar.
Questa mostra itinerante ha raggiunto milioni di persone. I visitatori sono rimasti stupefatti davanti a questo lavoro, scoprendo con meraviglia che, sebbene la produzione dei nostri film sia tecnologicamente complessa, tutto ha inizio, sempre, con un gesto molto semplice: un tratto di matita su un foglio di carta.
Elyse Klaidman
Direttore, Pixar University e Conservatore degli archivi, Pixar Exhibitions
Articolo originale: mostrapixarmilano.it